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Diritto
umanitario internazionale: l’unica via possibile
Il processo di pace
di Oslo ha peccato di tre severe, e ad esso
strettamente correlate, imperfezioni. Primo, i
negoziati sono stati intrapresi tra due parti
ineguali, senza un meccanismo che potesse
mediare lo squilibrio dei loro poteri. Secondo,
il processo ha posto le convenienze politiche di
fronte al rispetto di base dei diritti umani e
alle protezioni garantite dal diritto umanitario
internazionale. Terzo, gli Accordi di Oslo hanno
implicitamente legittimizzato gli insediamenti
israeliani nei territori palestinesi occupati,
anche se questi sono proibiti dal diritto
umanitario internazionale.
Questo ha permesso ad Israele, la parte più
forte dei negoziati, di evadere i suoi obblighi
mentre continuava ad espandere gli insediamenti
illegali e a violare i diritti umani in completa
impunità. Invece di porre fine all’occupazione e
di ritirare l’esercito israeliano e i coloni dai
Territori Palestinesi Occupati, Oslo ha
riconfezionato l’occupazione in una forma di
apartheid e strangolamento economico. L’elemento
centrale della filosofia del PCHR è che una pace
equa e duratura è possibile solo se costruita
sul rispetto dei diritti umani e del diritto
umanitario internazionale.
La IV Convenzione di Ginevra del 1949 è il
fondamento del diritto umanitario internazionale,
il quale assicura una protezione minima ai
civili durante le guerre o le occupazioni
militari. La Convenzione proibisce, tra le altre
cose, la costruzione di insediamenti su un
territorio occupato (articolo 49), l’annessione
unilaterale di un territorio (articolo 47),
l’omicidio intenzionale di civili (articoli
146-147), le pene collettive (articolo 33), la
tortura (articoli 31-32, 146-147), e la
distruzione di proprietà senza valide ragioni
militari (articoli 53, 146-147). La Convenzione
richiede la responsabilità giuridica per coloro
che commettono crimini di guerra (definiti come
“gravi violazioni”, ed elencati nell’articolo
147). La Convenzione tiene pienamente in conto
le necessità militari ma non può essere violata
per “ragioni di sicurezza”.
Secondo la Convenzione, la firma di altri
accordi non può influire negativamente sulle
protezioni accordate dalla Convenzione alla
popolazione civile (articoli 7 e 47). Durante il
processo di pace di Oslo, le violazioni
israeliane alla Convenzione sono continuate.
Queste hanno compreso: l’espansione degli
insediamenti, l’uccisione di civili disarmati,
l’uso della tortura e di pene collettive (come
le chiusure dei territori). Inoltre, il governo
israeliano ha trasferito duemila prigionieri
palestinesi dalle carceri dei territori occupati
in Israele, subito dopo la firma degli accordi,
un’ulteriore violazione della Convenzione di
Ginevra. Queste violazioni, specialmente
l’espansione degli insediamenti, sono stati
fattori chiave nel minare il processo di pace e
nella creazione delle condizioni per il ritorno
alla violenza nel 2000. Da settembre 2000, le
violazioni israeliane alla Convenzione hanno
ricevuto un’escalation senza precedenti.
Israele è uno dei 189 stati firmatari della
Convenzione (“Le Alte Parti contraenti”) e ne è
legalmente vincolato. Ma il governo israeliano
rifiuta di applicare la Convenzione nei
Territori Palestinesi Occupati, nonostante la
Convenzione sia applicabile nei territori
occupati dal 1967, inclusa Gerusalemme est. Non
solo Israele è legalmente vincolato al rispetto
della Convenzione, ma tutte le Alte Parti
contraenti sono obbligate, per l’articolo 1, a
“rispettare e a far rispettare la [presente]
Convenzione in ogni circostanza”.
La comunità internazionale non si è attenuta
all’obbligo, dettato dall’articolo 1, di far
rispettare la Convenzione ad Israele. Nel luglio
1999, la conferenza delle Alte Parti contraenti,
richiesta dall’Assemblea Generale delle Nazioni
Unite, si è riunita per discutere in che modo
poter imporre ad Israele il rispetto della
Convenzione. La conferenza si è aggiornata solo
dopo quindici minuti per “dare una chance alla
pace”. L’espansione senza precedenti degli
insediamenti è continuata sotto il governo Barak,
seguita da una sospensione dei negoziati di pace
e da un ritorno alla violenza. In dicembre 2001,
dopo quattordici mesi di crescenti attacchi da
parte israeliana ai civili palestinesi, un
simile meeting si è aggiornato senza prendere
alcuna misura per l’imposizione ad Israele del
rispetto alla Convenzione. Gli Stati Uniti ed
Israele hanno boicottato entrambe le conferenze,
mentre gli altri stati non hanno fatto altro che
riaffermare l’applicabilità della Convenzione
nei Territori Palestinesi Occupati. Gli Stati
Uniti ed Israele si sono costantemente opposti a
qualunque tentativo di spiegare missioni di pace
o di monitoraggio internazionale, utilizzando,
gli Stati Uniti, il proprio diritto di veto in
numerose occasioni. Il mancato rispetto della IV
Convenzione di Ginevra da parte d’Israele, ha
permesso al governo israeliano di agire
costantemente al di sopra delle leggi.
Per gli obblighi dettati dall’articolo 1, e dato
il costante rifiuto israeliano all’applicazione
della Convenzione fin dal 1967, gli stati devono
agire immediatamente per assicurarsi che Israele
applichi pienamente il diritto umanitario
internazionale nei territori palestinesi. Le
Parti contraenti dovrebbero pressare gli altri
stati ad agire nello stesso modo. Quest’azione
dovrebbe includere sanzioni come: la proibizione
del trasferimento di armi ed equipaggiamento
militare, la fine degli aiuti economici, la
sospensione degli accordi firmati, un embargo
commerciale (specialmente facendo rispettare le
leggi già esistenti che bandiscono le
importazioni dei prodotti degli insediamenti
israeliani nei territori occupati), la riduzione
o la rottura totale delle relazioni diplomatiche,
e il biasimo per le politiche israeliane nei
forum internazionali.
L’occupazione israeliana ed il sistema degli
insediamenti nei territori palestinesi occupati,
è una forma di de facto apartheid, cioè la causa
maggiore dell’instabilità nella regione. Siccome
molte di queste politiche violano gli esistenti
obblighi internazionali del governo israeliano
per la IV Convenzione di Ginevra, è chiaro che
il rispetto del diritto umanitario
internazionale rappresenta un modo chiaro,
coerente, ed effettivo per risolvere la
questione israelo-palestinese. Imponendo ad
Israele lo smantellamento degli insediamenti,
l’astensione dagli attacchi ai civili, la fine
delle politiche delle punizioni collettive, e
l’assicurazione della responsabilità giuridica
per i sospetti criminali di guerra, la comunità
internazionale può creare le condizioni stabili
in cui i palestinesi e gli israeliani possano
risolvere notevoli questioni politiche e
concludere una pace giusta, duratura e completa.
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